Il sigaro è molto, molto di più di un semplice oggetto di consumo. Chi fuma sigari abitualmente lo sa: ogni “fumata” è paragonabile a un gesto artistico in sé, che richiede tempo e cure particolari, e molta attenzione per fare in modo che l’esperienza sia piacevole e appagante.

Ti sarà capitato – o magari ti capiterà – che qualcuno ti abbia offerto un sigaro, e che magari tu non abbia saputo esattamente come comportarti davanti ad esso. Certo, saprai da che parte tenerlo, ma forse non conosci diverse finezze che distinguono i cultori del sigaro dai fumatori occasionali – e inconsapevoli di ciò che fanno.

Onde evitare brutte figure, eccoti una breve lista di dritte e consigli degli esperti da sfoggiare la prossima volta che ti troverai a fumare un sigaro in compagnia!

Ci sono sigari e sigari

Saprai che i sigari non sono tutti uguali. Ma come fare a distinguerli, e quali sono le varianti principali? Innanzitutto si distinguono per forma: ci sono i Corona (lunghi circa 15 cm, dal piede (la parte che si accende) aperto e dalla testa rotonda), i Piramide (testa appuntita e chiusa), i Torpedo (tipicamente “gonfio”, con testa appuntita e piede chiuso), i Perfecto (simile al Torpedo con entrambe le estremità chiuse), i Panatelas (più lunghi e sottili), i figurado (che si distinguono per la forma irregolare e sghemba) e i Culebra (composti da tre Panatelas intrecciati assieme, dalla tipica forma a corda). Poi, si distinguono per provenienza (i più famosi e pregiati sono i cubani, ma ne esistono tantissime varianti, ovviamente anche italiane) e per colore, a seconda del tipo di tabacco e dell’invecchiamento.

Piccolo consiglio: se sei agli inizi, parti con un sigaro leggero e dal sapore più dolce e delicato, ed evita di buttarti subito su una scatola intera dello stesso tipo! C’è la forte probabilità che non ti piaccia il primo che trovi, ma piuttosto che ti serva del tempo per capire qual è quello che fa al caso tuo!

Ogni arte ha i suoi strumenti

Il sigaro, al pari di diverse altre attività piacevoli, ristorative e legate al gusto delle persone, ha i suoi propri strumenti. Come per i cultori del Whisky, anche gli esperti di sigaro hanno sempre con sé durante le degustazioni e a casa i propri “ferri del mestiere”. Prima di tutto, ciò di cui un fumatore di sigari non può fare proprio a meno di avere è un attrezzo per tagliarne “la testa”, operazione necessaria per iniziare a fumare. Oltre a questo, ovviamente, serve anche un accessorio per l’accensione del sigaro (un accendino a butano o un fiammifero). Infine, un dettaglio non meno importante del resto, non può mancare un portasigari, ovvero una scatola (o un piccolo contenitore, dipende) utile a mantenere intatta l’umidità del sigaro prima e dopo una fumata, qualora non lo si fosse finito.

N.B. Il sigaro può essere spento e riacceso, ma fai attenzione a non fare passare troppo tempo! Se aspetterai più di un’ora dall’ultima fumata, c’è il rischio che il sigaro si guasti e che il sapore cambi totalmente, diventando amaro o infumabile.

Questione di taglio

È importante, quindi, avere a disposizione uno strumento per il taglio del sigaro. Ci sono diversi accessori, differenti per caratteristiche, qualità e prezzo, che si possono trovare in tutti i negozi specializzati. Le tre tipologie più comuni sono la ghigliottina (detto cutter), lo strumento più diffuso e più versatile, disponibile in metallo o plastica. Si possono anche usare delle forbici, utili per tagliare qualsiasi formato a patto che tu abbia una certa dimestichezza. Infine, potresti usare un forasigari (chiamato puncher), che forano la testa in modo preciso, con un diametro per il passaggio ridotto permettendo maggiore controllo sul tiraggio. Attenzione, però: il forasigari non è adatto ai sigari di tipo figurado.

La fiamma giusta

L’accensione del sigaro è forse la parte più importante della fumata, da questa operazione dipenderà l’intera esperienza. Il sigaro, infatti, necessita di una combustione lenta e regolare per dare il meglio di sé.

Per accenderti il sigaro puoi utilizzare un comune accendino a butano. È vero, però, che quelli più adatti sono i cosiddetti accendini di tipo “jet flame” (che hanno una fiamma più intensa e precisa). Oltre agli accendini vengono spesso usati i fiammiferi, un metodo forse un po’ vintage ma sempre in voga. Cerca di utilizzarne di lunghi, visto che la fase dell’accensione dura anche mezzo minuto, così non dovrai utilizzarne più di uno.

Spesso si dice che l’accendino rovina il sapore del sigaro. Non è propriamente vero, nel senso che anche lo zolfo contenuto nei fiammiferi inficia in minima parte sul sapore delle prime boccate di fumo. Ciò che conta è che tu non utilizzi un accendino a benzina: quello sì, rovina il sapore del tabacco. Evita quindi di sfoggiare il tuo zippo, non serve a nulla.

Non parliamo di sigarette

Tieni sempre a mente, quando stai fumando un sigaro, che non stai tenendo tra le mani una sigaretta. Se le sigarette non necessitano di attenzione, si fumano in fretta (magari mentre si sta facendo altro), il fumo del sigaro viene invece chiamato “fumo lento”. Infatti, se tirerai più di due o tre volte al minuto, rischierai di rovinare irrimediabilmente il sigaro per via dell’elevata temperatura. Non è quindi – solo – questione di scena: il sigaro si fuma con calma perché è fatto apposta per essere apprezzato. La boccata deve essere forte e profonda e il fumo non si inspira ma lo si tiene in bocca per qualche secondo per poi espirarlo. Se non farai così, l’effetto sarà l’opposto di quello desiderato: il sapore sarà amaro e rischierai di avere mal di testa e, se esageri, di tossire e sentire una leggera nausea. Insomma, prenditi il tuo tempo per fumare il sigaro, senza fretta.

Nessuno ti corre dietro!

L’importanza della cenere

Un’altra differenza sostanziale con la sigaretta riguarda la cenere. Non è necessario infatti far cadere la cenere del sigaro ogni minuto; essendo molto compatta essa è in grado di rimanere attaccata per diversi minuti. Spesso si fa a “gara” tra fumatori di sigari a chi riesce a tenere la cenere attaccata al sigaro più a lungo, perché significa che il sigaro è di buona qualità e che il fumatore ha aspirato come si deve (una cenere compatta è sinonimo di alta qualità, ricordalo).

Inoltre, tenere la cenere attaccata al sigaro è utile per tenere caldo il braciere, alla giusta temperatura, perché la cenere funge da isolante termico e fa sì che il sigaro non si spenga quando non stai tirando.


Cibi e bevande: tre tipi di abbinamento

Ci sono tre diversi tipi di abbinamenti di cibi e bevande ai sigari, ovvero quelli per concordanza, per contrapposizione e per esaltazione.

Gli abbinamenti per concordanza sono quelli che vanno ad associare le note gusto-olfattive in accordo fra loro. Un classico esempio di questo abbinamento è l’accostamento del sigaro a un distillato, del quale le sensazioni di calore dovute all’alcool e al sigaro si fondono e si esaltano a vicenda. Attenzione però a non esasperare eccessivamente alcune caratteristiche (una birra troppo luppolata, e quindi amara, rischia di rovinare l’esperienza, per esempio). Gli abbinamenti per contrapposizione ricercano invece un contrasto a livello del gusto. Un tipico esempio in questo senso è l’abbinamento con prodotti dolci, che si oppongono piacevolmente all’amarezza del sigaro. Infine abbiamo gli abbinamenti per esaltazione, che giocano sulla capacità dei cibi grassi – come il cioccolato o la frutta secca – di stimolare la salivazione e, quindi, accentuare la percezione degli aromi del sigaro. Potrai, quindi, osare negli abbinamenti, a patto che tu lo faccia con coscienza. Nel dubbio, ricorda, un sigaro “corre da solo”, ovvero non ha bisogno a tutti i costi di un abbinamento.

Come il vino, meglio del vino

I sigari, come il vino, invecchiano e, invecchiando, cambiano. In questo senso, si parla di “epoche” del sigaro, ovvero delle stagioni che ne caratterizzano la vita. Se lasciato troppo tempo da parte, però, c’è il rischio che si secchi. In alcuni casi in sigaro conservato male, che può sembrare secco, può essere recuperato e quindi “tornare alla vita” grazie a un breve soggiorno in humidor o in un armadio di umidificazione. In questo modo riprenderà la sua morbidezza e darà il meglio di sé.

Pensa che, a meno che non sia stato brutalizzato (ovvero trattato oltremodo male), un Avana può essere tratto dal suo letargo anche dopo anni. Questo è possibile perché – proprio come per il vino – il sigaro non ha mai smesso di maturare. Un sigaro vive, invecchia ed evolve: se non sarà troppo asciutto, l’humidor lo farà tornare fumabile (ma non farà rigenerare il tabacco, vale a dire che avrai un sigaro diverso da come lo hai lasciato). Un sigaro secco e maltrattato non ritornerà mai al suo stato originale e perderà parte dei suoi aromi, ma ciò non significa che sia infumabile: dopo essere stato reidratato potrai gustarlo (anche se mancherà sempre qualcosa).

Insomma, a differenza del vino, a volte si può evitare che un sigari “diventi aceto”.

In definitiva, quella di fumare il sigaro è un’arte e non basterebbe un intero libro per svelarne i trucchi, i segreti e i misteri. L’unico modo valido per comprenderne la complessità è lanciarsi, provarne alcuni e capire qual è quello che fa per te. E poi, si sa, il fascino del sigaro (e di chi lo fuma con eleganza) è impareggiabile. Dovresti farci un pensiero.