Hai presente quegli uffici grigi, silenziosi, in cui gli unici rumori che si sentono sono quelli delle tastiere e del telefono? Quelli classici, di fantozziana memoria, pieni di musi lunghi dove la noia fa da padrona? Ecco, l’ufficio in cui sono finito è esattamente l’opposto.
Quando sono arrivato qui per la prima volta non sapevo cosa aspettarmi. Mi immaginavo una piccola scrivania nel sottoscala con una presa elettrica vicino – quelle che, tipicamente, vengono riservate ai copywriters delle aziende – in un’atmosfera rigida e statica. Invece, mi sono trovato in un ambiente giovane e dinamico. Di quelli veri, non come tutti gli annunci di lavoro che si possono trovare su Adecco o su trovalavoro.it.
Appena entrato. La prima cosa che mi sono trovato davanti è un calcetto. Sì, proprio così. Non uno qualunque: un calcetto d’epoca tenuto benissimo, coi giocatori rossi e blu e la scocca in legno. Sopra a questo, delle lampade di diversa forma e colore – un lampadario di design – e tutto attorno diversi oggetti vintage tra cui una bicicletta, una vespa a due posti – stupenda – e poster appesi alle pareti. Soltanto questi elementi mi hanno fatto capire subito che non mi trovavo nel solito ufficio.
Passando alla sala successiva, si trova la cucina con il tavolo, il frigo e la macchinetta del caffè. Una libreria lunghissima e piena di libri messi in disordine – indice del fatto che, qualcuno, quei libri li legge per davvero, che non sono soltanto complementi d’arredo – costeggia tutto il muro che porta in quello che, visto da qui, sembra l’atrio di un teatro. Superate le tende mi trovo in una sala spaziosa, luminosa. Completamente bianca. È la sala dove si fanno gli shooting per i prodotti e sembra un set televisivo. L’altra metà di questo spazio – che è enorme – è la sala riunioni, completamente nera e circondata da tessuti, campioni e studi d’archivio.
Poi c’è l’ufficio. Uno spazio ampio, aperto, in cui si vedono tutti questi startuppers così diversi da me, così curiosi da raccontare. Ognuno ha un’idea, qualcosa di innovativo da dare all’attività che stiamo portando avanti. Ragazzi giovani, simpatici e, soprattutto, svegli. Che sanno cosa vogliono e fanno di tutto per ottenerlo. Non degli squali, bada, ma delle persone motivate e determinate.
Io non c’entro nulla. Loro sono grafici, analisti, specialisti di marketing ed esperti di economia. Usano computer potenti, laptop di ultima generazione, strumenti di cui nemmeno conosco il nome. Io, invece, ho un piccolo pc, un taccuino e una penna. Non so nemmeno fare le divisioni in colonna, di economia non so nulla. Scrivo, e già questo mi richiede un certo impegno. Loro invece sono presi da mille attività, adorano il multi-tasking, lavorano su tre cose contemporaneamente. A queste loro capacità, però, si accompagna un certo modo d’essere, una certa idea di comunità. In altri uffici si sente la competizione tra colleghi. Qui si sente solo un forte senso di inclusione e di collaborazione.
Al di là dell’arredamento – stupendo, artistico, creativo – di questo posto, ciò che più di tutto fa la differenza sono le persone che lo vivono ogni giorno. Delle belle persone, dalle quali sono sicuro che imparerò tanto, di cui innanzitutto mi ha colpito il sorriso più che le capacità. Li conoscerai uno a uno, promesso. Te li presenterò io, qui su Otto Magazine.
Ah, vuoi sapere com’è la mia postazione? Beh, non è un sottoscala.
Mica male, vero?