La prima volta che ho parlato con Fabrizio, il nostro designer, ero appena arrivato a lavoro. Avevo conosciuto Edoardo il giorno prima, alle Cantine Risso, per un pranzo informale prima di iniziare. Avevo più o meno in mente quale fosse l’azienda, quali i prodotti, ma nulla di più. Appena mi ha visto, per prima cosa mi ha chiesto chi fossi, da dove venissi e quali fossero i miei interessi. «Sei di Torino? Ottimo, ci piace. E di che ti occupi di preciso?». Storytelling, gli ho risposto. Mi ha guardato con un sorrisone. «Un creativo, quindi? Benissimo!».
Io non sono un creativo, in realtà. Fingo di esserlo, ma alla fine sono semplicemente uno che scrive. Nulla di più, a ognuno il suo. Fabrizio, invece, è un vero creativo e lo si nota subito. Innanzitutto da come si veste. Sempre coordinato, mai sciatto né banale. Colorato, ma non come potrei essere io – che se mi metto più di due colori addosso sembro un pagliaccio – e di un eleganza palpabile. è il papà di Edoardo, ma nonostante ciò in ufficio questo quasi non lo si capisce. Hanno un rapporto di lavoro, innanzitutto, anche se Fabrizio è visibilmente fiero del lavoro e delle idee del figlio. In fondo, anche se con sfumature diverse, lo stesso Edoardo è un creativo del suo settore, come tutti gli startuppers devono essere. Gli innovatori sono creativi di indole, questo non si discute.
Fabrizio è una buona persona. Ha un modo di fare gentile, semplice e umile, nonostante abbia alle spalle anni di esperienza e di successi. Ha fondato più di una casa di abbigliamento, ottenendo sempre dei successi più che discreti – il marchio Jaggy è uno di questi. Per Tela Blu, è il designer che pensa e studia assieme al suo team le soluzioni migliori per i prodotti che andremo a proporre ai nostri clienti. Se si pensa all’azienda come a una persona, e ognuno di noi come un’estensione di essa, io sono la penna e lui è la matita da disegno. Giochiamo due ruoli diversi, e il suo è fondamentale. In pratica dalla sua testa e dalle sue mani dipendono le forme dei vestiti che offriamo ai nostri clienti. Siamo in buone mani, questo è sicuro.
Per spiegare la sua filosofia lavorativa, basta ascoltare la sua risposta quando gli si chiede che cosa sia un vestito per lui. «Un vestito è l’elemento che rappresenta un momento della tua giornata, del tuo stato d’animo e della tua creatività. non è qualcosa che serve per coprirsi, ma un qualcosa che esprime ciò che hai dentro». Secondo me, questo è un punto di vista che la dice lunga sullo spirito di Fabrizio in relazione al suo lavoro.
Essendo un creativo, poi, è molto incuriosito dal mio lavoro. Secondo lui «è importante conoscerne la storia di ciò che indossiamo: ogni vestito che ci mettiamo addosso non è nato nel momento in cui è stato costruito, ha dietro di sé una grande storia e cultura. Sarebbe bello trasmetterlo a chi ci vede da fuori, a chi ancora non ci conosce. Sono sicuro che saprai farlo al meglio» mi ha detto sempre il giorno in cui ci siamo conosciuti.
Fabrizio è una persona buona, dicevo, perché ci tiene che tutti i suoi collaboratori – che negli anni sono stati tanti, e continuano ad esserlo – si sentano bene sul posto di lavoro. è una di quelle persone che si fida a prescindere, che corre il rischio che comporta il credere nelle persone. Questo perché quando concepisce un nuovo vestito, ha bisogno che chi collabora con lui sia nelle migliori condizioni per seguirlo nel processo creativo e per dare vita, così, al miglior prodotto possibile. Che poi, a lui, il nome “prodotto” non piace. Quello è più vicino al gergo di Edoardo. Per lui si parla di vestiti, al massimo di abiti. è una filosofia, la sua. Ve l’ho detto.
Quando gli si chiede qualcosa a cui è particolarmente legato, Fabrizio risponde senza esitazione che ciò a cui è più legato sono i suoi figli. Ha una concezione romantica della vita, apprezza le cose che hanno un valore intrinseco forte, più delle “cose” materiali. Nonostante sia sempre pieno di lavoro e disegni e telefonate, non è mai di cattivo umore, anzi è un uomo dalla battuta facile, affabile e di spirito. Insomma, lavorare con lui è un piacere.
Per capire la sua estrosità, poi, basta dare un’occhiata alla sua scrivania. A prima vista potrebbe sembrare disordinata, con qualche libro qua e là, una teoria infinita di matite, penne e righelli, due computer, fogli e oggetti di ogni tipo – un piccolo orsetto di peluche, alcune pecorelle in miniatura – e sempre una pratica in sospeso da portare avanti al suo ritorno. L’oggetto più curioso di tutti, o almeno quello che personalmente mi affascina di più, è un cagnolino peluche foderato di jeans. è bellissimo, simpatico ma allo stesso tempo ricercato, quasi unico. Tutti questi oggetti testimoniano anche un certo attaccamento al pensiero giovane, nonostante Fabrizio sia del Cinquantanove. «Quando ero ragazzo mi piaceva disegnare. Ero molto attratto dagli studi di mia sorella, dal lavoro che faceva, e già da piccolo mi piaceva disegnare qualsiasi cosa che vedevo su carta, ritagliare, costruire con gli adesivi… disegnavo le t-shirt che poi vendevo alle mie compagne di classe. Mi ha sempre attratto il mondo delle matite e della carta, per questo ho iniziato a fare questo lavoro. è una passione che non mi è mai passata». Esattamente come il suo spirito.
In definitiva Fabrizio è l’anima artistica di Tela Blu, ciò di cui abbiamo bisogno per distinguerci dagli altri marchi. Gli altri vendono vestiti, noi proponiamo una visione diversa della stoffa che ci mettiamo ogni giorno addosso. Per questo motivo mi piace lavorare qui, perché tutto è molto più complesso – e quindi profondo – di qualsiasi altra realtà in cui abbia mai lavorato.