Ci sono trasferte di lavoro che, più che trasferte, sono vere e proprie esperienze. Oggi è una di quelle: andiamo al maglificio di Prato a far visita a uno dei nostri partner, l’azienda FTM Maglierie, con cui stiamo collaborando nella ricerca e nella produzione del Girocollo e del Dolcevita, due dei nostri prodotti in arrivo a settembre.
«Conosciamo bene le persone con cui collaboriamo» mi ha detto Edoardo, prima di chiedermi di accompagnarlo a vedere lo stabilimento e far parte della “spedizione” in centro Italia. «Voglio andare di persona a vedere tutti gli step di produzione. Ci tengo che la nostra non sia soltanto una prestazione di lavoro, ma piuttosto una collaborazione tanto lavorativa quanto umana».
Quando arrivo in ufficio, gli altri sono già pronti con la macchina accesa. È una Giulietta nera il cui bagagliaio è colmo di strumenti, attrezzi per riprese e zaini. Più che una trasferta, appunto, sembra quasi una gita fuori porta con degli amici. Edoardo, Giulia e Carlo Alberto mi aiutano a sistemare la mia roba facendo spazio tra le varie borse, poi partiamo.
Sono le nove del mattino, il viaggio è lungo ma tra una risata, una chiacchierata sul mondo delle startup – sono tutti e tre laureati in economia, mentre io non so fare nemmeno le divisioni in colonna – e un paio di soste, arriviamo in perfetto orario. Ci fermiamo in una piccola trattoria per mangiare e lì iniziamo a pensare alla nostra visita più nel dettaglio, prima di ripartire e raggiungere la sede della FTM.
Arrivati a destinazione, veniamo subito accolti da Livio, un ragazzo di trent’anni che ha deciso di seguire le orme di suo padre e di suo nonno prima di lui, e lavorare assieme a papà Marco e mamma Fabiana in quella che, per loro, è molto più che una semplice attività. «Benvenuti ragazzi» ci dice sorridente, mentre ci porge la mano e ci accompagna all’interno per posare la nostra attrezzatura. L’accoglienza, si sa, è uno dei punti forti delle persone che vivono da queste parti, e noi quattro veniamo subito contagiati dall’entusiasmo e dal sorriso di Livio e di sua mamma.
Ci portano nel capannone, in mezzo ai macchinari, dove da un’idea si arriva a creare questi piccoli capolavori che chiamiamo vestiti. Alla rammagliatrice – una macchina ingombrante, che non avevo mai visto – c’è Mirella, una collaboratrice dell’azienda, mentre all’etichettatrice c’è Cristina. Sono entrambe molto sorridenti, e si fanno riprendere senza problemi mentre continuano il lavoro.
«Questo è il nostro “campo di battaglia”» ci dice Livio indicando con orgoglio i tavoli e i bancali pieni di vestiti e tessuti. «Siamo nel periodo dell’anno in cui lavoriamo di più. Possiamo dire che siamo pieni di lavoro fino almeno ai primi di ottobre». Quello che vediamo è un disordine piacevole alla vista: un’esplosione di colori e forme in ogni angolo del capannone. Mentre a sinistra si trovano letteralmente delle montagne di vestiti – pronti ai successivi step di lavorazione – a destra ci sono i macchinari di cucitura con le operatrici al lavoro. Mamma Fabiana sta al banco di lavoro e controlla i dettagli di alcuni capi prima di mandarli allo stiro e al lavaggio. È evidente quanta passione tutti mettano in ogni cosa che fanno.
Livio ci porta a vedere lo showroom della FTM, dove tengono alcuni campioni dei loro lavori da mostrare alle aziende. «Vedete, questi tessuti possono sembrare molto simili, ma in realtà cambiano radicalmente da uno all’altro. Questo – ci indica una maglietta da uomo – è puro cotone, mentre quello è cotone misto seta. Alla vista non cambia di molto, ma se provate a toccare potete sentire la differenza. Sono dettagli importanti, che cambiano radicalmente la resa del vestito». Si sente la fattura diversa al tatto, così come si vede la resa completamente diversa di un capo rispetto a un altro.
Livio è visibilmente orgoglioso del proprio lavoro e dell’azienda dei suoi genitori. «Lo facciamo da sempre, anche se l’azienda l’abbiamo creata nel ’96. È una vocazione che richiede tanto sacrificio ma che, credimi, è in grado di dare tante soddisfazioni» mi dice quando gli chiedo per quale motivo abbia scelto di seguire l’impresa di famiglia. «Fare capi di qualità è anche una responsabilità. Spesso alcuni marchi non sanno ancora cosa vogliono davvero, e ci ritroviamo a valutare con loro anche aspetti che non ci riguardano direttamente, come il disegno o altri dettagli. A noi piace, fa parte del nostro mestiere. Poi ci sono aziende come la vostra, che sanno cosa vogliono, con cui è un piacere lavorare».
Livio mi spiega anche che, essendo parte dell’eccellenza italiana per quanto riguarda il settore tessile e della maglieria, FTM ha numerose commesse provenienti dall’estero. «Abbiamo grandi marchi, anche molto famosi e rinomati, con cui collaboriamo da tempo. È un riconoscimento del nostro impegno e della nostra dedizione». Ha ragione, anche per questo motivo Edoardo ha deciso di affidarsi alle loro competenze per la produzione della nostra maglieria. Desidera un prodotto pulito, semplice ma di qualità superiore. L’azienda di Marco, Fabiana e Livio è una garanzia in questo senso.
Livio decide di portarci in altre due realtà che collaborano con loro anche nella produzione dei nostri prodotti. Il primo luogo in cui ci accompagna è una tessitura dove, letteralmente, si producono le parti che poi, in maglieria, vengono assemblate per dare luogo alla maglia finale.
L’ambiente qui è diverso da quello del maglificio di Prato, più industriale ma comunque molto umano. Le persone ci sorridono mentre Giulia e Carlo Alberto chiedono a Paolo – il titolare – come funzionano le varie macchine, a cosa servono e come si usano. Carlo Alberto in particolare è interessato a capire come dei semplici fili intrecciati possano dare luogo a un tessuto. È un procedimento antichissimo, che non è poi troppo diverso da com’era ai tempi dei nostri avi. «Un filo è sempre un filo» mi dice ridendo uno dei lavoratori. Ha ragione, è proprio per questo che l’arte della tessitura ha tanto fascino: da semplici fili si arriva a creare qualcosa di utile, necessario, bello. Quasi un miracolo, per chi come me non ha la minima idea di come funzioni il processo.
Finita la breve visita al telaio, Livio ci porta dove, dopo l’assemblaggio, vengono stirati i capi prima di essere messi in commercio. Se il telaio è un ambiente quasi industriale, il luogo in cui finiamo è l’esatto opposto: ci sono due signore sorridenti – Cinzia e sua mamma, Rita – che lavorano a due enormi presse per lo stiro. I ventilatori fanno da cornice alla scena, essendoci in questo spazio una temperatura quasi insopportabile per via dei macchinari. Nonostante ciò, però, queste sembrano davvero felici. Anche loro, come tutte le belle persone che abbiamo incontrato, si sprecano a spiegarci il funzionamento degli strumenti, la loro storia e il modo che hanno di concepire il lavoro (la parola che ho sentito dire più spesso, assieme a vestito è passione. Mi viene quasi da credere che, per loro, questi termini siano l’uno il sinonimo dell’altro).
Finita la visita, torniamo alla FTM per salutare Fabiana e tornare, quindi, a Torino. La giornata è stata intensa, ma piacevole e utile. Io personalmente ho imparato molto. Edoardo, Carlo Alberto e Giulia hanno ottenuto tutte le risposte che si aspettavano, e forse qualcosa di più. Oltre a essere dei grandi professionisti, Livio, la sua famiglia e i loro collaboratori sono anche delle splendide persone. Questo è importante perché, come dice Edoardo, «questa che stiamo creando è un’attività basata innanzitutto su rapporti umani prima che lavorativi».
Ripartiamo col sorriso, anche se stanchi dalla giornata. La strada per tornare a casa è lunga, ma l’entusiasmo la fa sembrare una gitarella in campagna. Passiamo il viaggio di ritorno a parlare di tutto ciò che abbiamo visto, della passione di ogni singola persona che abbiamo incontrato, di quanto siamo soddisfatti dei nostri prodotti. “È una bella giornata” penso guardando le colline toscane che fanno da sfondo al nostro ritorno. Lo è davvero. E questo lavoro, questo lavoro è bellissimo. Sono felice, e gli altri con me.