Quando siamo andati a conoscere Filo e Cotone, l’azienda che produce per noi le camicie, non ci aspettavamo di vedere quello che abbiamo visto .Vicino a Ivrea, precisamente nel paese di Castellamonte, c’è un piccolo laboratorio in cui vengono creati i prototipi della nostra camicia Button Down. La stesse che poi, dopo la produzione e la successiva selezione, noi spediamo ai nostri clienti. L’azienda si chiama Filo e Cotone, e qui ha il suo laboratorio di prototipazione.
Il processo che si svolge in questo luogo non riguarda strettamente la produzione quanto, piuttosto, lo sviluppo delle nostre idee. Qui spediamo i nostri disegni completi di tutte le indicazioni per facilitare il lavoro delle operatrici, ovvero le signore che con pazienza e passione artigiana confezionano i vari prodotti. È uno step importante, da cui dipende tutto il resto del nostro lavoro.
Cominciamo col dire che questo laboratorio è tutto meno che ordinato. Chiaro: in posti come questo, dove la creatività fa da padrona, è dal caos che nascono le migliori soluzioni attraverso cui, al termine del processo, si arriva all’ordine e alla semplicità delle forme delle nostre camicie.
«Lavorare con le camicie è complesso, molto complesso. Per fortuna, però, il mio è un mestiere in grado di darmi tante soddisfazioni» ci dice Michael, il proprietario di Filo e Cotone, nonché amico di Tela Blu. «Ho iniziato questa attività nel 2013, dopo aver fatto tutt’altro per una vita, seguendo le orme di mio zio e della sua azienda che produce accessori come cravatte, sciarpe, papillon e quant’altro – la Nick Bronson».
Michael è un ragazzo simpatico e socievole, che ci ha accolto nel suo laboratorio come se fossimo di casa. Non lo siamo, ma si sente l’atmosfera familiare che si respira tra queste mura. Prima di darsi alla camiceria, Michael ha fatto letteralmente di tutto: nato a New York ma cresciuto a Montecarlo, si è laureato alla Bocconi, ha lavorato per Publitalia (l’agenzia pubblicitaria di Mediaset) a Milano per poi trasferirsi negli States, precisamente a Chicago, dove ha vissuto quattro anni. Lì si è occupato di marketing e di consulenze aziendali e professionali rivolte agli sportivi non americani che si affacciavano al mercato USA.
Dopo una chiamata della sua famiglia, è tornato a occuparsi degli affari familiari – sono armatori – ma dopo poco tempo ha deciso di rimettersi in gioco e reinventarsi un’altra volta. Insieme allo zio ha quindi fondato la Filo e Cotone srl nel 2013. Da allora a oggi sono state tante le difficoltà, così come le soddisfazioni. «Oggi siamo fornitori della Presidenza di Francia. È motivo di orgoglio per tutti noi: fa effetto vedere Macron in televisione e sapere che quella camicia che indossa l’abbiamo confezionata noi, nonostante abbia il nome di un altro marchio. Sembra poco, ma vi assicuro che non è così».
Con Edoardo, Giulia, Fabrizio e Cione ci guardiamo attorno entusiasti. È bello vedere questo genere di lavori nel loro procedere, vedere quelle mani attente e ferme lavorare sui tessuti, sicure della loro esperienza. Per me che non sono dell’ambiente, è difficile anche solo pensare a come dei semplici rotoli di tessuto possano diventare le camicie button down della nostra linea. Questo perché, nonostante le forme e i colori siano semplici, il processo di composizione delle nostre camicie non lo è affatto.
Mentre parliamo con Michael, che ci fa vedere i vari ambienti e i lavori in corso, le macchine da cucire non si fermano nemmeno per un secondo. Il lavoro è tanto, perciò le operatrici non possono badare a noi. Io, però, sono curioso di indole. Così mi metto dietro a una di loro e cerco di capire cosa stia facendo. «Sta facendo l’orlo» mi dice Edoardo, che se ne intende più di me (ci va poco, va detto).
Finito il giro di perlustrazione, prendiamo alcuni prototipi e ci trasferiamo in un altro ambiente per toccarli, provarli e valutare le eventuali imperfezioni che, in questa fase, è normale che ci siano. Tutto questo lavoro serve affinché, quando saranno in vendita, queste camicie rasentino la perfezione. In fondo, è la peculiarità del nostro brand. Mentiremmo se dicessimo che non siamo fissati sui dettagli. Edoardo e Giulia, poi, sono proprio maniaci in questo senso.
«Queste camicie sono uno spettacolo» ci fa Michael mentre dispone sul tavolo i vari prototipi «ora mi direte che ne pensate». Mentre gli altri si apprestano a controllare tutte le cuciture, i bottoni e le forme, io mi concentro sul tessuto. Ricordo ancora bene il discorso di Edoardo (“è il tessuto che fa la differenza, la pelle sotto alla camicia è la tua”) e sono curioso di sentire la differenza al tatto. Wow. Sarà che mi vesto tendenzialmente male, sarà che non sono abituato a questo genere di prodotto, ma il tessuto della camicia che ho in mano mi sembra completamente diverso da qualsiasi cosa si possa trovare nel mio guardaroba. E dico diverso per non dire migliore, che poi sembra che mi vesto di stracci.
«Ti piace il tessuto, Remo?» mi chiede Giulia dopo essersi accorta della mia contemplazione estatica della camicia. «Sì, molto! Ma che roba è?» «Abbiamo scelto un Oxford in cotone apposta per avere la migliore resa possibile al tatto. Confermi?» «AVOJA SE CONFERMO!». Fabrizio, che sta parlando con Michael del design delle camicie e degli ultimi arrangiamenti da fare, si gira per un attimo e mi fulmina con lo sguardo. Sono il solito cafone. Michael, dal canto suo, non presta attenzione a me ma continua a studiare i prototipi. Si vede quanto tiene al fatto che siano impeccabili. D’altronde, e lo capisco, questa è la sua vita.
«Prova questa, Edoardo. Voglio vedere come ti cade addosso». Fabrizio passa una camicia bianca a Edoardo, che si va a cambiare. «Perfetta. Dobbiamo fare soltanto un paio di modifiche, ma direi che ci siamo».
La riunione è finita, così ci mettiamo a parlare del più e del meno. Chiedo a Michael quale sia il suo tipi di camicia preferito. Così, per curiosità. «Preferisco la camicia in Piqué – il tessuto della polo, per intenderci – oppure in giro inglese. Sono tessuti freschi e comodi, e per me che patisco il caldo sono l’unica soluzione. Un mio amico, quando eravamo ragazzi, una volta mi disse che secondo lui la camicia è l’indumento più fresco che ci sia. Ecco, credo che sia vero, oltre al fatto che non passa mai di moda». Siamo tutti d’accordo con lui, spacialmente Fabrizio che, da quando lo conosco, non l’ho mai visto indossare qualcosa che non avesse i bottoni. «La vostra linea è davvero bella. Elegante, semplice… sono queste le camicie che prediligo. Mi piace molto l’idea di partecipare al vostro progetto, perché sono questi i capi che sognavo di produrre. È questa la filosofia che mi piace».
Lo salutiamo prima di fare ritorno a Torino con i nostri prototipi. L’azienda che abbiamo visto è piccola, certo, ma le idee e la passione che si trovano al suo interno sono grandi, enormi. E a noi basta questo, proprio come ai nostri clienti.